Con questo viaggio voglio tra l’altro mettere in discussione una delle “credenze” che mi hanno accompagnato per buona parte della vita: non ritornare in posti nei quali ho vissuto “botte di felicità”, se le condizioni (mie o dei posti) sono cambiate… Ho sempre preferisco mantenere il ricordo anche se sbiadito dal tempo.
Questa volta ci provo.
Il viaggio che sto per iniziare da Huelva è dunque un ripercorrere bolle di felicità vissuta nel marzo-aprile 2018 quando da Lagos risalii fino a Santiago di Compostela. Furono cinquanta giorni per 998 chilometri di "vita").
Tanti ricordi di quel cammino sono ancora vividi: il ruggito dell’oceano lungo il Trillo dos Pescadores, le cicogne della Penisola di Troia, l’allegro disordine di Lisbona, le rive del Tago, le ricchezze di Coimbra, gli odori di Oporto, l’attraversamento del Miño, il freddo del Monastero di Osera e poi Santiago, e la caduta di adrenalina e zaino sulle pietre dell’Obradoiro.
Da oggi e in pochi giorni ripercorrerò idealmente quel viaggio, in auto da turigrino a caccia di ricordi da ricolorare. E dato che CDT si troverebbe a disagio lungo sentieri petrosi del Trillo, e rimarrebbe insabbiata nella prima delle bellissime spiagge che incontreremo, ho scelto di seguire un percorso lungo strade secondarie, che mi permetta alcune “fermate” nelle quali passai belle ore, grazie soprattutto alle persone che conobbi in quei posti.
La prima è Zambujera do Mar. A casa Hakuna Matata.
Ci arrivai alla fine della settima tappa, dopo una settimana e 180 km del Cammino che da Lagos mi aveva portato a Cabo San Vicente, Vila do Bispo, Carrapateira, Arrifana, Aljazur e Odeceixe.
Tra Aljazur e Odeceixe (spettacolare la sua spiaggia tra fiume e mare…), mi accadde un episodio simpatico.
Perduta la retta via (capita…), mi ritrovai in mezzo a un bosco che ospitava una “comunità” di più e meno attempati “cittadini del mondo”, in maggioranza di origine tedesca e olandese scoprii subito dopo, che avevano deciso di lasciare il mondo comune per ritirarsi in quell’angolo di paradiso in case speciali: pullman rigenerati a motor home, prefabbricati, capanne e c’era pure una tenda mongola in tutto, meno che la sua abitante, impegnata, quando la incontrai, in una intensa meditazione.
Decisi di fermarmi un poco distante, rispettando il processo interiore e sperando che finisse in un tempo ragionevole. Cosa che capitò dopo una mezz’ora di attesa.
La giovane, finito il suo viaggio interiore, si rese conto della mia presenza e mi regalò un sorriso e l’offerta di una infusione. Mentre l’acqua bolliva mi raccontò di come fosse meravigliosa la vita in quel posto dove molti avevano ormai deciso di sistemarsi definitivamente e mi indirizzò verso il cammino giusto.
Poco più avanti passai a fianco di una casa dove alcuni olandesi stavano festeggiando qualcosa. Ducth style che richiamò la mia attenzione e me li fece salutare nella loro lingua. Un momento dopo anche io ero a festeggiare qualcosa con loro…e quando ripartii mi dimenticai il fido bastone…
Me ne accorsi dopo qualche chilometro (evidentemente la birra aveva avuto un chiaro effetto sulla fluidità dei miei passi). Chiamai il numero di telefono che mi avevano dato se mi fossi trovato in difficoltà e…dopo qualche minuto uno degli olandesi felici mi riporto il bastone, in un posto che si chiama Maria Vinagre…era il 15 marzo.
Joao e sua moglie avevano aperto da poco l’hostal e mi aveva attirato il nome africano, Hakuna Matata, Nessun
Problema…non ricordo l’origine di quel nome, ma stasera Joao mi rinfrescherà certamente la memoria.