Paul l’ho chiamato ieri dopo due anni che non ci sentivamo. Paul, dal cognome italiano, è uno psicologo di successo che quattro anni fa decise di lasciare la vita frenetica della città per ritirarsi nella pace delle prime colline che si vedono da Porto Cavo,
Neppure in un borgo per quanto piccolo è la sua casa, circondata da un bel pezzo di terra, tra il verde delle querce e il marrone dei campi appena raccolti. Mi ha risposto subito: Adriano sei in Alentejo, è stata la sua domanda per nulla stupito di ricevere mie notizie dopo tanto tempo…ti aspetto a pranzo…così semplicemente come si fa con un amico per il quale all’ora del pranzo aggiungi un posto a tavola…e così stamattina, lasciando Hakuna Matata e il suo variegato gruppo di ospiti non pellegrini 8 che atmosfera differente…), mi sono avvia to verso casa di Paul. Prima ho tentato di accalappiare un altro paio di “ricordi”.Il primo è Joos, un olandese proprietario di una azienda agricola che nel 18 mi salvò dalla tempesta mentre stavo per arrivare a Almograve. Bagnato fino al midollo lungo un sentiero senza uscita apparente, sotto acqua e fulmini, mi sorprese il rumore di un diesel alle mie spalle. Joos abbasso il finestrino e mi fece cenno di salire. Da integralista quale sono quando si tratta di non usare mezzi durante il Cammino, gli risposi con uno stanco diniego. Lui insistette e mi disse che da calvinista capiva il mio rigore, che però andava di pari passo con la mia stupidità..Mi disse anche che mancavano solo 3-4 chilometri alla Pousada de la Juventud dove avrei trovato accoglienza, e che proprio lo avessi voluto, avrei potuto recuperarli andando a vedere una certa spiaggia fuori dal tracciato del cammmino. Mi lasciò davanti all’ostello di Almograve, dandomi un bon viaje, e dicendomi di avere un azienza agricola e di chiamarsi Joos. Un.Tot ziens senza numero di telefono era destinato a perdersi tra i ricordi belli ma irrecuperabili.
Lo rividi il giorno dopo, mentre stavo camminando prima di Brunheiras. Sentirsi chiamare per nome “Adriano”, nel mezzo del nulla è strano ma bello. Chi mi chiamava era Joos, in tenuta da corridore ciclista. So fermò il tempo per una pacca sulle spalle e un selfie. Con quella foto stamani sono andato in giro per bar e stazioni di servizio chiedendo se lo conoscessero. Senza risultato.
Più fortunata è stata invece la ricerca della padrona di un bar di Senago che fu importante in quei giorni per farmi stringere i denti e decidere di continuare il mio cammino in un momento di crisi profonda..
Senago si trova sulla strada che da Porto Cavo porta a Santiago de Cacem. Li mi fermai, sempre sotto un acquazzone, nel primo bar che incontrai arrivando alle quattro case del piccolo borgo.Dentro una signora corpulenta e anziana non mi diede neppure il tempo di dare un “bom Dia” ai presenti. Imperiosamente mi fece togliere il poncho (del tutto inutile in quelle condizioni meteo), mi impose di sedermi vicino a una stufa economica sulla quale ribolliba un pentolone di zuppa all’aglio. me ne mise davanti una fondina piena quasi al colmo. Quasi perché altrimenti l’uovo che apri dentro avrebbe fatto straripare quel lago di bontà… Per un momento mi sentii un po' come Francesco II, re di Francia dopo la Battaglia di Pavia e la invenzione della zuppa alla pavese…con una piccola ma non irrilevante differenza: Francesco era sconfitto, io dopo la zuppa di Donna Laurentina ero un vincitore, che sarebbe arrivato a Santiago…
Che si chiamasse Laurentina non lo ricordavo. L’ho scoperto stamani, arrivando davanti al bar e non trovandolo più, sostituito da un moderno albergue AL. Ho chiesto allora ai quattro amici al bar, tutti in età di fascia vaccinata, che stavano sorbendosi generose dosi di porto, e finalmente qualcuno è andato a chiamare la signora che, un po' timorosa, è stata a sentire il mio racconto. Alla fine mi ha detto che si era proprio lei la proprietaria del Ristorante Alentejano…Pochi minuti (in auto, chè sono 3 chilometri e a piedi sarebbe stata un’iora…)ued eccomi a casa di Pablo, lo psicologo che mi offri un caffe dopo la zuppa di Laurentina.
Paulo e Ines mi hanno accolto come un vecchio amico e ricoperto di carinerie. Dopo il pranzo, un piatto alentejano elaborato da Paulo, una siesta in amaca, accarezzato dalla brezza e all’ombra di un puni dalla grande chioma. poi l’invito a rimanere per la notte, ospite della casetta per gli ospiti, costruita vicino alla loro casa. Proposta accettata con tanto piacere, così come quella di una camminata (una decina di chilometri) fino ad un tranquillo lago.
E’ stato molto bello discorrere a seconda del flusso del pensiero sui grandi temi della vita, amore, morte e coscienza e memoria….ancora una volta parole e passi a camminare assieme…