E’ arrivato a metà pomeriggio del giorno di Natale, la mantella zuppa di acqua e un sorriso a disegnargli le labbra. Non gli ho dato tempo di chiedere se ci fosse posto, chè di posti in questa stagione fredda e inospitale ce ne sono in abbondanza nei pochi albergues che decidono di rimanere aperti. Posti per Persone che scelgono l’inverno per inanellare passi e pensieri sulla via di Santiago, e che poco hanno di che spartire con la moltitudine di frequentatori di questi sentieri nei mesi di grande traffico…
Ancor prima di darmi documento e credenziale già Bartolomeo aveva messo scarponi e racchette nei posti dedicati, come uno che conosce le regole, anche se, come sono venuto a sapere poù tardi, questo è il suo primo cammino.
Gli ho offerto il poco che posso offrire chi arriva infreddolito e stanco: un abbraccio ( a chi lo accetta…) una doccia calda, una tazza di tè, un caffè non propriamente “italiano”, e un qualche cosa da sbocconcellare, biscotto o pezzo di pane e oggi , giorno di Natale, il lusso di una fetta del panettone di Manoli.
Più tardi, tra le pause per rianimare la stufa a carbone ed aiutarla ad arrivare con un barlume di braci fino all’ora della ritirata, abbiamo parlato di tante cose, temi complicati ,etica e religione, amore e vita…con quella confidenza e semplicità propria di una conoscenza antica.
Stamani, quando è partito verso la Croce di Ferro mi ha stretto in un abbraccio fortissimo, mentre mi ripeteva “cuidase, cuidase”. Un abbraccio da figlio.
Partito Bartolomeo ho cominciato le pulizie e ho trovato i suoi guanti di lana, caduti sotto una seggiola e dimenticati. Allora gli ho telefonato offrendogli di portarglieli verso la Croce di Ferro. Non ha voluto e mi ha detto che così mi lasciava un pezzo di sé. Spero di avere modo di restituirli i guanti a Bartolomeo un qualche giorno che verrà.