IL VENTAGLIO DI SETA

Scritto da Adriano 21/03/2021 Lascia una risposta

Nell’autunno del 1965, matricola a Medicina presso la Alma Ticinensis Universitas trovai sul Giornale di Pavia  l’annuncio di un’asta di “oggetti d’arte” organizzata dagli eredi di un noto avvocato (o notaio, non ricordo), da poco deceduto.

Non so  perchè (certamente non spinto dalla voglia di investire in arte, date le mie finanze del tempo dipendenti in toto dalla generosità di mio padre), ma decisi di andare a vedere.

Mi presentai dunque il giorno e all’ora prevista per l’inizio dell’”asta” all’indirizzo indicato, che poi corrispondeva alla villa del Defunto.

Entrai, aspettandomi file di sedie e un “martellatore”, ma, passato il portone, la sorpresa fu grande.

Nel salone a cui si accedeva dopo un ampio patio non c’erano nè sedie, nè leggii. Solo una montagna di cose accumulate al centro della grande sala: quadri, cannocchiali, posate, vasi, lampade…e attorno i possibili compratori, che sceglievano un pezzo, lo rigiravano tra le mani, guardavano il biglietto con il prezzo e ne decidevano la sorte, se comprarlo o riporlo nel mucchio.

La scena mi provocò sconcerto e pena. 

Pur non conoscendo il Defunto pensai all’amore e alla tenacia con cui, lungo il corso della lunga vita, aveva scovato e raccolto quelle cose. Ognuna sicuramente aveva per Mario (uso un nome di fantasia), significato e storia, ma ai suoi eredi interessava probabilmente di più il denaro libero da ricordi e significati.

Il mio primo impulso fu di andarmene, ma una cosa piccola piccola, coloratissima, attirò la mia attenzione. Mi piegai al suolo per raccoglierla. Era un ventaglio cinese con donnine dall’abito di seta e dal volto di avorio. Decisi di comprarlo quel ventaglio. 1.000 lire che mi hanno seguito in tutti i posti dove mi ha portato una vita da nomade e ancora adesso il ventaglio di Mario mi da la buonanotte ogni sera dalla parete della stanza da letto, protetto da una lastra di cristallo.

Quel giorno del 1965 cominciai a conoscere, senza renderme conto, il valore fittizio delle cose ed è anche per quella esperienza che vorrei andarmene senza lasciare cumuli di cose (importanti ancora per me) che altri vendano o buttino nella spazzatura.

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