Una delle caratteristiche degli alberghi “a donativo” e che l’ospite. nel momento in cui entra e si registra, non è più ospite appunto, ma diventa sia pur per poche ore abitante della “casa”. e come tale ne condivide vantaggi e svantaggi. Tra i primi un tetto, una doccia, quasi sempre calda, a meno che non si debba cambiare la bombola del gas, l’uso dei servizi, ivi compresa la carta igienica (dopo diverse centinaia di peregranti transitati durante le mie giornate di hospitalero resta un mistero la quantità di carta igienica consumata pro/c ogni giorno, eppure non ho mai notato epidemie di diarrea irrefrenabile tra i miei ospiti…boh), e una abbondante prima colazione. Tra i secondi rispettare il luogo e le persone che lo condividono, e contribuire, ciascuno per quanto di sua competenza, al mantenimento del decoro e della pulizia, anche con la consistenza della donazione... Da qui l’invito a non lasciare gli zaini sul materasso, a non portare cibo nel dormitorio, e a lavarsi piatti e posate, ciascuno le sue… e... arriviamo al punto in cui la matematica aiuta l’hospitalero- Le posate sono contenute in un cestello con quattro compartimenti, rispettivamente per cucchiai, forchette, coltelli e cucchiaini…e ogni volta che finiva una colazione o una cena chiedevo agli abitanti della casa di riporre le posate nell’ordine in cui le avevano trovate…Niente da fare. Al momento di usarle la prossima volta la mescolanza era totale. Finalmente Georg Cantor e la sua teoria degli insiemi, mi sono venuti in aiuto. E così invitando i peregranti a mettere in pratica una importante teoria matematica…alla mattina i cucchiai stanno con i cucchiai e le forchette dibattono tra di loro…Grazie Georg!