Mi restano poche immagini di Euclide, il nonno paterno. Un cancro alla prostata se lo portò via nei primi anni cinquanta quando io ero un bambino piccolo ancora. Di lui ricordo i lunghi baffi bianchi, il panciotto di fustagno, ma soprattutto la valigia di fibra marrone che ci portava a La Spezia. Arrivava da Comano, il paese di origine della famiglia emigrata qualche generazione prima dal Trentino. Il nonno saliva a fatica i tre o quattro piani del palazzo di via Cernaia, una traversa del Prione, nel cuore antico della città Appena entrato si dirigeva in cucina e sollevata la valigia sul piano di marmo bianco del tavolo la apriva immediatamente. Dentro salami, formaggio di Camporaghena, qualche pollo già spennato, la verdura dell'orto...Non era proprio chilometro zero (tra Comano e La Spezia ce ne sono una quarantina) ma concettualmente si che lo era. E oltre il cibo c'era sempre un piccolo regalo per me.L'ho ritrovata, la valigia di fibra, tra le "cose" di questa estate, impolverata, le cerniere arrugginite da umidità e tempo. Ma la ho rivista, lucida e ricca sul tavolo della cucina di via Cernaia, e con lei ho rivisto i baffi del nonno e i suoi occhi di ghiaccio. E allora non l'ho mandata alla discarica, ma le ho trovato uno spazio a bordo dell'auto che avrebbe riportato a Gran Canaria. Una volta giunto a casa non l'ho messa assieme alle altre valige, in garage, abbandonandola di nuovo, probabilmente per sempre. Ho deciso di darle vita nuova ed è diventata un simpatico contenitore, in camera da letto. Dentro, due bicchieri, una bottiglia di vino di ottimo "Dualidad" prodotto dagli amici Ellen e Carlos, nella Ribera del Duero, e un apribottiglie...in attesa che arrivi il momento di stapparla per festeggiare l'attesa di una notte speciale. Per il momento è un benvenuto per le coppie di amici che vengono a trovarmi (astemi astenersi!), poi si vedrà!

/