Oggi ho lasciato la "bolla" del Cammino per tornare alla vita "normale". Quindici giorni fitti di emozioni, volati sui monti di Leon in quel santuario naturale che è Foncebadon, trampolino verso la Croce di Ferro. Giovani e anziani di trenta paesi hanno scelto l'Albergue Domus Dei per poter raggiungere all'alba il cumulo di pietre lasciato nel corso del tempo, metafora di rinascita e cambio che tantissimi peregranti invocano da lassù...Ormai ho sperimentato che questo ultimo giorno è mescola di sentimenti: da un lato rappresenta la fine di un impegno faticoso fisicamente e psicologicamente (quante storie, quanti dolori, quante attese e speranze condivise con i tanti ospiti che a. un certo punto del pomeriggio o della sera ti "cercano" per parlare e raccontarsi...), dall'altro la fine di un'altra tappa memorabile nel mio "percorso" nella bolla che è diventata ormai una rotaia dalla quale non voglio staccarmi. Fino a quando ne avrò la forza. Ma oggi è stato un giorno particolare. Verso le undici è arrivato Ignacio, che mi avrebbe sostituito. Persona carinissima che già è stato al Domus Dei prima della pandemia, e poi la sorpresa di Santi, personaggio storico dell'Albergue di Ponferrada, salito a Foncebadon per offrirmi un caffè e farmi conoscere un hospitalero che proprio oggi prendeva servizio al San Nicolas. Italiano, anzi siciliano, Toto di Piazza Armerina, animatore del cammino di San Giacomo in Sicilia che si snoda tra Caltagirone e il paese montano di Capizzi, le due comunità isolane di più antica e viva tradizione jacopea. E' stato un incontro di quelli che fanno vibrare le onde della simpatia. Totò mi ha raccontato del suo impegno a favore dei pazienti affetti da SLA e tante altre cose interessanti. Ci siamo salutati dandoci appuntamento a "una prossima volta", frase tipica che ci si dice nel Cammino...e la prossima volta è arrivata dopo qualche ora quando passando all'Albergue di Ponferrada, sulla via della stazione, l'ho visto alle prese con una pellegrante coreana...mi è subito venuto incontro con un grande sorriso e mi ha offerto la "sua" zuppa. Con quella semplicità e calore e piacere di offrire che in vita mia ho trovato in pochi posti: missioni in Africa e alcuni alberghi. E poi a Santiago mi ha accolto Pablo, dell'Abergue ScQ...con un abbraccio e una insaladilla...Piccole grandi attenzioni che riscaldano il cuore...