Penso che sia capitato più o meno a tutti di comprare o ricevere in regalo oggetti che con il passare del tempo sono diventati ricordi. Di un momento, di un viaggio, di un incontro. Si tratta quasi sempre di oggetti inutili dal punto di vista funzionale allo scorrere delle nostre giornate. Li proteggiamo in qualche bacheca o cassetto, se hanno un valore intrinseco magari li “mettiamo in banca”. Può capitare, o almeno a me capita, che al vederli si accenda il video del ricordo, che una voce o un suono, qualche volta una musica, emerga dal file mentale dove è rimasta addormentata anni e mi riporti indietro a tempi altrimenti dimenticati. E’ il ricordo lontano che, con l’avanzare dell’età, funziona meglio del rintracciare le chiavi di casa appena posate in qualche posto non usuale… Raramente quegli oggetti sono ricordo anche per altri. Poche volte lo sono per i figli, quasi mai per i nipoti. E allora quel vaso rettangolare di ceramica bianco con i manici ritorti che comprai sulla piazzetta di San Geminiano, agli inizi degli anni ottanta, durante una fuga romantica, o quel piccolo Budda di bronzo, regalatomi da uno dei miei amici più cari, o quel libro antico comprato per me da qualcuno che in quel momento mi pensava su una bancarella della riviera ligure, o ognuna delle decine di oggetti che hanno accompagnato da la mia nomadica e inquieta vita, tra un trasloco e l’altro, improvvisamente diventeranno cose. O meglio, “ravatti”, parola genovese che identifica una miscellanea di oggetti inutili, abbandonati in cantina o soffitta. Quelle cose appunto che , avendo perduto il valore del ricordo, sono destinate alla spazzatura. Cosa che capita regolarmente in occasione di una morte “anziana”, e “lontana”. Per questo ho deciso di anticipare un po' i tempi e disfarmi degli oggetti che non interessano ai figli. Poco a poco mi sto alleggerendo di un peso che non voglio lasciare a chi, dopo che me sarò andato, dovranno pure gettare i ravatti nella rumenta…!
Quanto amore in questo ricordo......