Qualcuno mi chiederà, ma come dalla sorpresa alle conclusioni…e in mezzo? In mezzo ci sono sei giorni speciali…Partiti dall’Albergo delle Benedettine pronto a fermarmi anche dopo pochi chilometri. Se il ginocchio (Gino) avesse dato segni di ribellione avrei mantenuto la promessa fatta ad Annibale: fermarmi, chiamare un taxi, seppellire nel ghiaccio le articolazioni malandate e tornare a casa. E invece lungo le sponde del rio Bersnega , passo dopo passo il cammino si è srotolato tranquillo. Sempre un po' indietro rispetto ai tre moschettieri, ma non troppo , chè mantenevano costantemente un occhio sul mio andare. Dopo otto chilometri ecco che a Carbajal de la Legua la prima salita, tosta ma non abbastanza per causare problemi e poi la discesa e un’altra salita, e ancora una discesa e poi l’ultimo tratto tranquillo verso La Robla e il sorriso accogliente di Susanna alla Pension Mundo. Gino contento del ghiaccio non si fa sentire troppo. La mia regola tre del Cammino “alla sera morto, al mattino risorto ” trova piena applicazione a La Robla così come nelle cinque tappe successive…
Il secondo giorno via, verso Poladura de la Tercia e il suo modesto Albergue, ricavato nei locali di una scuola dismessa e gestito con disinteresse e freddezza da una Maria. Molto interessante l’incontro con Jose Antonio Cuñarro, uno dei Padri marcatori del Cammino del San Salvador che ci accompagna a cena a Villamanin in un locale dal nome famoso in quel di Melide, sul Cammino francese, “Ezechiele”…Questo però oltre al polpo propone una grandissima scelta di piatti abbondanti e ottimi a un costo decisamente sorprendente per chi si sta abituando ai continui aumenti che anche il Cammino mette a segno…
La terza giornata regala la tappa regina, da Poladura de la Tercia a Pajeres. Si raggiunge la Croce del San Salvador e poi il Collado del Canto de la Tusa, a 1568 metri di altitudine, il punto più alto del Cammino. Dopo inizia la lunghissima discesa verso Pajeres e l’Albergue pulito ed accogliente. Il sole inonda il Pico de Europa che si lascia ammirare dalla terrazza del Parador (purtroppo in stato di semiabbandono) del Porto di Pajeres. Il Passo si raggiunge dopo una sosta per ammirare la Collegiata di di Arbas, antico osp dale per pellegrini che offriva “pane e vino a tutti quanti UMILMENTE e DEVOTAMENTE lo avessero richiesto” (avverbi dimenticati per le decine di migliaia di presenze che affollano in questo anno santo bis i più praticati sentieri di Santiago). Ad Arbas dice la leggenda che un orso e un bue ebbero un contenzioso…
Ammetto che, dopo due giorni di rispettoso mantenimento della promessa ad Annibale, qui è arrivato il momento in cui mi sarei dovuto fermare…ma tenuto conto che l’intervento di un elicottero (non c’era altro modo per scendere a valle, a parte una improbabile barella di rami intrecciati portata a braccia dai miei valenti compagni…ma dubito che ci sarebbero riusciti!) mi sarebbe costato diverse centinaia di euro, le mie radici liguri hanno convinto Gino a stringere i denti e ad aspettare la seduta di crioterapia condotta in contemporanea ad una lussuosa cena al Mirador-
La quarta giornata rimarrà nel ricordo per l’Albergue di Buendueños dove una creatura indimenticabile dal nome Sandra, ci ha trattato come fratelli, e padri (io forse nonno)
Certo per arrivarci quando si giunge Herìas bisogna deviare e salire per circa un chilometro verso il Santuario di Buendueños , una costruzione templaria del 900 dedicato alla Vergine e a Santa Barbara…
Quinta tappa di tutta tranquillità, a parte la iniziale discesa verso Campomanes, daBuendueños a Mieres del Cammino, che si srotola per una buona parte lungo il rio Lena. Qui altra deviazione importante verso la chiesa preromanica di Santa Cristina di Lena, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Mieres è una cittadina moderna, offre tutti i servizi e tra belle vetrine e supermercati pieni di ogni bendidio evapora un po' l’aria del Cammino mescolandosi con consuetudini e regole della vita normale…
Ci pensa l’ultima tappa da Mieres a Oviedo a riportarmi nella giusta dimensione, con le sue tre salite che danno a Gino l’ultima possibilità di rompersi definitivamente…per fortuna non ci riescono e così, dopo la puntata in Cattedrale per ritirare la “Salvadorena”, un ultimo abbraccio ad Andres(x2) e Juan Ma, senza i quali questo Cammino sarebbe rimasto per me uno dei tanti sogni non realizzati… e poi Aeroporto delle Asturie, a sfiorare il Cammino del Nord, e infine il volo verso casa…Casa che, come il Cammino, sempre mi aspetta.