Staccare la spina è una frase molto usata. Il Garzanti ne da due significati:
1.smettere di lavorare o di pensare a qualchecosa, rilassarsi
2.togliere a un malato terminale gli allacciamenti alle macchine che lo mantengono in vita.
Da un pò di tempo mi rendo conto che per me questa frase ha assunto un terzo significato…
“Staccare la spina” è diventato infatti un modo per difendermi dalle invasioni.
In primo luogo della pubblicità (dai primi anni duemila credo, quando cominciai a sentire una forma di ripulsa verso gli imbonitori di ogni tipo), e quindi degli acquisti più o meno inutilli, poi della politica (e rendo qui pubblico ringraziamento a Matteo Renzi che dal 2014 al 2018 mi permise di cominciare a conoscere la cialtroneria di quel mondo oltrechè ispirarmi migliaia di versi baciati), per arrivare ai nostri giorni che vedono la informazione quale strumento principe della invasione di cui sopra.
Così giorno dopo giorno ho cominciato a restringere il mio orizzonte, poco a poco ma con decisione e determinazione, staccando la spina a tutte quelle informazioni che avevano perso significato per me (una ampia gamma dal pallone ai palloni gonfiati di expertise prevalentemente mediatica, ai sentito dire e agli scoop sull’ultimo amore di…-(devo dire che il Corriere della Sera è diventato il faro di tale tendenza…). Fisicamente la spina l’ho staccata al televisore,( che non accendo più da mesi, risultando così un ignorante totale in tema di serie – l’ultima che ricordo fu quella del dottor Kildare…- ma metaforicamente anche al portatile (che non finirò mai di ringraziare per rendermi più semplice e facile lo scrivere) e al mobile (che sempre di più torna alla sua iniziale funzione di telefonia senza fili).
Contemporaneamente cerco di “soffiare sul fuoco” di altre attività che mi interessano di più: camminare, cucinare, ma soprattutto pensare. Il che, nell’ultima tappa della vita vissuta, mi pare una grande ricchezza, alla ricerca di una caverna che mi soddisfi.
Ma mentre il Foer che conoscevo di nome fa Jonathan Safran, il mondo continua la sua corsa verso un futuro che non mi apparterrà. Buon viaggio gregge.